IL CIUCCIO DEL NAPOLI HA MESSO LE ALI:

INCREDIBILE, MA VOLA!


Il simbolo del Napoli è il ciuccio.

Nello stemma dell'Associazione Calcio Napoli, alla sua nascita: nel 1926, c'era un cavallo rampante. Ma i pessimi risultati della squadra spinsero i tifosi, con la tipica ironia napoletana, a declassarlo a "ciuccio".

In seguito, per un caso, si scoprì che il ciuccio portava fortuna. I tifosi, non potendo contare sulla squadra, si raccomandavano a lui: "'Ciuccio, fa' tu!" Oggi, a quasi cent'anni di distanza, il Napoli ha ottenuto una vittoria singolare, perchè plurale.

Grazie a un perfetto gioco di squadra fra giocatori e Società, il Napoli è oggi al vertice del calcio italiano, e ai primi posti di quello europeo. Un Napoli così diverso da quello di ieri deve avere necessariamente un simbolo diverso.

Nessuno vuole rinunciare al ciuccio: tutti i tifosi gli sono sinceramente affezionati, e gli sono grati per averli accompagnati in tanti momenti difficili.

Oggi il ciuccio, come la squadra, e i tifosi, è al settimo cielo. Per essere arrivato così in alto, deve per forza avere le ali: 'o ciuccio ha mis'e scelle.

Lo si può ben dire: è un ciuccio che vola.

Incredibile, ma vola.


Ciaravolo spera  che tutti i napoletani  diventino azzurri dentro:  che sull’esempio del Napoli, comprendano  che  si è più vincenti se le sfide della vita si affrontano senza trucchi, e senza furbizie.  
Se saranno “azzurri dentro”, i napoletani  potranno realizzare qualcosa di rivoluzionario per la loro città, che oltre ad essere bellissima, potrebbe diventare ordinata ed efficiente come non è mai stata. Ma anche se questo sogno dovesse realizzarsi,  è evidente che non avverrebbe  in un solo giorno. Potrebbe allora aiutare il babbablu: un babà azzurro,  che ci permetterebbe, mangiandolo, di   diventare subito e concretamente azzurri dentro.
Una classica scorciatoia. Che i tifosi accetteranno di assaggiare un babbablu, anche se  non si mostra appetitoso, Ciaravolo non se lo immagina: lo sa.
Da quando ha inventato la Bluschetta: una bruschetta fatta col pane blu. Nel luglio 90, in occasione della  semifinale mondiale Italia –Argentina: azzurri contro biancocelesti, da giocare in una città già azzurra di suo, dove gli azzurri del Napoli hanno appena vinto il secondo scudetto, Ciaravolo propone  ai passanti, su un un bancariello ambulante, la Bluschetta:  “Aglio, olio e pane blu: vieni assaggiala anche tu!” Il successo, manco a dirlo, è travolgente.  
Stavolta, per festeggiare una storia che si è rivelata dolce fin dalle prime giornate, Ciaravolo propone di colorare di azzurro non più il pane, il cornetto o il gelato, ma il dolce più rappresentativo della pasticceria napoletana: il babà.